La quinta sala del Museo è dedicata alla “società dei minatori”, al loro ambiente economico e sociale, a quel loro semplice meccanismo di fatica, poco denaro e tanti pericoli. Il Monte Amiata fino alla seconda metà del XIX° secolo si era caratterizzato per un’economia basata su povere attività agro-pastorali, di autoconsumo senza sbocchi sul mercato esterno dei suoi prodotti (legno e carbone). Le miniere in pochi anni modificano il modo di concepire il lavoro, sconvolgendo i costumi ed i ritmi di un’intera comunità. Nonostante ciò, i minatori rimangono attaccati alle tradizioni e non abbandonano completamente la terra: un piccolo orto, una vigna, un castagneto verranno sempre accuditi nelle ore lasciate libere dal lavoro minerario. “In miniera non ci piove e non ci fiocca” si diceva una volta a Santa Fiora per indicare che quel lavoro, pur offrendo un basso salario aveva il merito di garantirne la continuità e di non subirne i capricci delle stagioni.